1) Come spiegherebbe che cos’è una Insurtech in poche, semplici parole?
L’Insurtech è l’applicazione delle più recenti tecnologie informatiche al settore assicurativo. Lo sviluppo delle tecnologie e della rete, la sempre maggiore fruibilità di dati e informazioni e la esponenziale crescita della potenza di calcolo consentono, da una parte, di automatizzare ed efficientare molte procedure operative e, dall’altra, di accedere e trattare una mole di dati in precedenza inimmaginabile. Dati e tecniche analitiche sono estremamente rilevanti per il settore assicurativo, che più di altri si basa sulla statistica.
Le compagnie tradizionali non hanno in generale colto appieno le opportunità offerte da questo nuovo contesto e si sono create le condizioni per il fiorire e lo svilupparsi di start-up Insurtech, alcune delle quali, come accaduto a noi in sei anni, sono diventate aziende grandi e mature e competitor a tutti gli effetti.
2) Quali vantaggi produce in termini di competitività un approccio “data-driven”, ovvero in cui le decisioni si basano sull’analisi dei dati?
Il primo vantaggio è evidente. Il “costo di produzione” del prodotto assicurativo è ignoto al momento della vendita: l’assicuratore non conosce con certezza quanto pagherà in indennizzi o risarcimenti per la polizza che emette. Può prevederlo solamente attraverso la statistica, e noi riusciamo a definire un prezzo il più possibile allineato ai costi che si sosterranno, un approccio che spesso significa riuscire a offrire un prezzo estremamente competitivo.
Poi c’è un secondo vantaggio: la tecnologia consente di semplificare l’operatività sia dei clienti, sia degli intermediari. Quindi procedure assuntive e liquidative automatizzate sono più veloci e trasparenti, e accrescono la consapevolezza degli assicurati: tutto questo dovrebbe contribuire alla crescita del mercato assicurativo.
3) Nel lungo periodo secondo lei il vantaggio competitivo si eroderà o si incrementerà?
Ora il vantaggio competitivo delle Insurtech è ai massimi, perché gran parte dell’offerta assicurativa è di tipo tradizionale. Ci vorrà ancora del tempo, ma è inevitabile che un giorno la tecnologia sarà parte integrante del business assicurativo a tutti i livelli e questo nuovo paradigma sarà la normalità per tutti. Con ogni probabilità, quando questo accadrà noi saremo già molti passi avanti e per allora avremo già pensato a ulteriori innovazioni!
4) Come si coniuga la competitività tariffaria con gli elevati livelli provvigionali di Prima?
La competitività delle nostre tariffe è il risultato del lavoro che facciamo per comprendere il rischio sottoscritto e automatizzare i nostri processi. Su queste basi siamo in grado di offrire tariffe competitive e sostenibili per una fascia di mercato molto ampia.
Gli ottimi livelli provvigionali sono una scelta: per noi è giusto condividere la redditività con i nostri intermediari, che valgono ormai circa il 30% delle nuove polizze e sono un pilastro della nostra strategia a lungo termine
Guardando avanti, credo ci siano molti segmenti di mercato, non solo nel comparto Rc auto, in cui possiamo portare il nostro modello rivoluzionario, solido e profittevole. Abbiamo ancora molto lavoro da fare e vogliamo farlo e crescere insieme alla nostra rete.
5) Il modello delle compagnie White Label è una moda di questo periodo storico o è destinato a svilupparsi e perché?
Si svilupperà ancora. Credo che le Insurtech facciano bene a concentrarsi su innovazione di prodotto, underwriting, gestione sinistri e user experience perché è su questi punti chiave della value chain che si fa innovazione oggi e si creano davvero margini e valore aggiunto per tutta la filiera.
Per la gestione del capitale invece ci affidiamo a partner internazionali e solidissimi che ci danno grande sicurezza come Great Lakes Insurance e iptiQ, che sono divisioni rispettivamente di Munich Re e Swiss Re, i due colossi globali della riassicurazione con indici di solvibilità ampiamente sopra la media del mercato.
6) Con grandi volumi, come quelli che oggi Prima ha in Italia, come ha convinto assicuratori come Great Lakes e iptiQ a sottoscrivere tariffe così competitive?
I nostri partner assicurativi sono interessati ai volumi e alla redditività, proprio come lo siamo noi e come lo sono i nostri agenti e broker, che sono ormai oltre 500 e diffusi su tutto il territorio nazionale.
Con la dimensione che abbiamo raggiunto, con oltre 1,5 milioni di clienti attivi a giugno 2021, e una profondità storica di 6 anni, non ci è difficile dimostrarlo.
7) Massimo Lei proviene da una compagnia tradizionale, perché secondo Lei le compagnie incumbent pur con grandi investimenti in tecnologia non riescono a recuperare competitività nei confronti di Prima?
Le compagnie tradizionali sono consapevoli della rivoluzione che sta attraversando il mercato, in Italia come in altri paesi, non c’è dubbio. Alcune di queste stanno investendo molto nell’innovazione tecnologica, anche attraverso l’acquisizione di start-up Insurtech da sviluppare poi internamente.
Ma il compito è molto arduo per una serie di fattori: la funzione “IT” viene spesso esternalizzata e questo mal si coniuga con il suo essere parte del core business; inoltre la digitalizzazione viene spesso considerata sinonimo di sviluppo dei canali digitali, il cosiddetto “canale diretto”, e questo normalmente desta apprensione fra gli intermediari; infine dimensioni, complessità e consuetudini sedimentate nei decenni non aiutano.
Insurtech in Prima significa basare il business assicurativo sulla tecnologia come fattore abilitante di ogni suo aspetto: automazione delle operazioni, elevato livello di servizio per i nostri clienti e intermediari, eccellenza analitica. È così che continuiamo a generare valore per tutti i nostri stakeholder: gli assicurati, i partner distributivi, tra cui la nostra rete di agenti e broker, le compagnie partner, i nostri dipendenti, i nostri azionisti.